Gli Umbri

Gli Umbri furono un popolo italico che si ritiene giunto in Italia nel II millennio a.C. e che si sovrappose e si sostituì a quelli presenti (in Umbria la presenza dell'uomo è attestata sin dal primo Paleolitico). Parlavano una lingua indoeuropea del gruppo osco-umbro, l'umbro, scritta con alfabeto proprio di derivazione greco-occidentale, non molto dissimile dagli altri alfabeti italici. Occuparono un'area che in epoca classica si estendeva dall'alta e media valle del Tevere fino al mar Adriatico, comprendendo anche l'odierna Romagna: delimitata dal Tevere ad ovest e dall'Adriatico ad est; in precedenza avevano occupato anche i territori dell'odierna Toscana e della Valle Padana; poi l'espansione di Celti ed Etruschi confinò gli Umbri alla zona ad est del medio corso del Tevere, mentre ad ovest del fiume fioriva la potenza etrusca. A partire dalla fine del IV secolo, gli Umbri vennero a contatto con i Romani. Alcuni anni più tardi era occupata anche la città di Nequinum, dove fu dedotta la prima colonia di diritto latino: Narnia Nahars (l'attuale Narni), nel 299 a.C.. Dopo la battaglia del Sentino del 295 a.C., in cui l'esercito romano sconfisse la lega gallo-etrusco-italica, il popolo umbro fu sottomesso pacificamente ai vincitori, che premiarono la sua sostanziale neutralità nella precedente guerra permettendo agli Umbri il mantenimento dei costumi e della religione ed iniziarono a colonizzarne il territorio, (numerose altre colonie romane furono fondate, tra cui Spoleto nel 241 a.C.) anche con la costruzione di importanti arterie stradali come la Via Flaminia (220 a.C.). In epoca romana gli Umbri contavano 44 città con titolo di municipium o colonia. Al passaggio di Annibale nell'Italia centrale, durante la Seconda guerra punica, gli Umbri rimasero fedeli a Roma. Gli Umbri conservarono la propria identità culturale almeno fino al I secolo d.C., epoca alla quale risalgono i testi più recenti in lingua umbra contenuti nelle Tavole eugubine; in seguito si completò il processo di romanizzazione del popolo.


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Storia dell'Umbria

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Preistoria
Già per il Neolitico si sono riscontrate tracce di insediamenti umani di un certo rilievo, molti degli oggetti relativi a tali testimonianze sono conservati presso il Museo archeologico di Perugia.

Storia antica
Nel II millennio a.C. si era già stabilita nella zona compresa tra le coste dell'Adriatico fino a Ravenna ed il Tevere una popolazione indoeuropea i cui appartenenti verranno successivamente definiti Umbri (insediatisi in un territorio, che, prima dell'arrivo degli Etruschi, si estendeva ad occidente fino al mar Tirreno). Gli Umbri erano affini (o forse essi stessi erano i progenitori[1]) ai Sabini ed ai Piceni e diedero vita a molte città dell'Umbria odierna, tra cui quelle che oggi chiamiamo Amelia (Ameria), Assisi (Asisium), Bettona (Vettona), Città di Castello (Tifernum), Foligno (Fulkinion, o Fulginium), Gualdo Tadino (Tadinum) , Gubbio (Ikuvium), Narni (Narnia Nahars), Nocera Umbra (Nuceria), Otricoli (Ocriculum), Perugia, Spoleto (Spoletium), Terni (Interamna Nahars), Todi (Tular).

Con l'incremento della potenza militare dei popoli confinanti (i Sabini a sud, i Piceni a est, gli Etruschi ad ovest ed i Galli Senoni a nordest), i confini del vasto territorio umbro iniziarono forzosamente a restringersi. Tutta la parte occidentale dell'antica Umbria (l'attuale Toscana), fu la prima ad essere persa, venendo ceduta agli Etruschi, come testimoniano le molte necropoli.

I documenti tramandati dallo storico Strabone (vissuto in età augustea) e le Tavole eugubine (redatte tra il III e il I secolo a.C.), rinvenute a Gubbio e conservate qui conservate al "Palazzo dei Consoli", descrivono un popolo progredito ed organizzato in città-stato federate tra loro.

Gli Etruschi
Gli Etruschi furono presenti in varie parti dell'attuale Umbria, alla destra del Tevere (territorio chiamato Etruria Tiberina) e sono numerose le testimonianze dei loro insediamenti. A Perugia (anticamente Perusia) è visibile ancora oggi la cerchia muraria costruita tra il IV ed il II secolo a.C., e sono presenti diverse tombe ipogee: dei Volumni, di San Manno e dei Cutu. Ad Orvieto, l'antica Volsinii etrusca, sono venuti alla luce numerosi reperti provenienti dalle necropoli (conservati nel Museo Archeologico Nazionale di Orvieto). Nei pressi di Orvieto, in un luogo ancora non identificato chiamato Fanum Voltumnae, si svolgevano annualmente i giochi confederati etruschi. Per secoli Umbri ed Etruschi si combatterono duramente per il dominio della regione, fino a quando, nel 299 a.C. le legioni romane iniziarono l'invasione del territorio umbro.

Spoleto, il Teatro Romano I Romani
Le rivalità tra Umbri ed Etruschi contribuì a favorire la politica espansionistica di Roma, che, dopo aver occupato Narnia nel 299 a.C. si impossessò dell'intera regione a seguito della vittoriosa battaglia di Sentino (295 a.C.). Nello scontro la città latina si impose su una coalizione di Sanniti, Umbri, Galli ed Etruschi. Gli Umbri divennero da allora fedeli alleati dei Romani, richiesti come soldati scelti e, secondo la tradizione, vero e proprio nerbo di molte legioni romane.

Furono istituite colonie romane a Senigallia (Sena Gallica, 283 a.C.), Rimini (Ariminum, 268 a.C.), Spoleto (Spoletium 241 a.C.) e furono realizzate importanti opere pubbliche come la via Flaminia (220 a.C.) tra Roma e Rimini. Durante la seconda guerra punica e l'invasione di Annibale vennero combattute in territorio umbro la battaglia del Lago Trasimeno (217 a.C.), presso l'attuale Tuoro sul Trasimeno e la battaglia di Plestia (presso l'attuale Colfiorito, non lontano da Foligno).

Nel 90 a.C. vennero concessi agli Umbri gli stessi diritti amministrativi e civili dei Romani, ossia lo status di cives romani. Durante la guerra civile scoppiata fra Marco Antonio e Ottaviano, Perugia divenne l'ultima roccaforte dei seguaci di Marco Antonio: assediata, capitolò e fu distrutta nel 40 a.C. e solo più tardi venne ricostruita per ordine dello stesso imperatore Augusto.

Lo stesso imperatore Augusto, nella suddivisione amministrativa dell'Italia, creò una regione Umbria, la Regio VI Umbria, che però non corrispondeva all'attuale: infatti non ne facevano parte le città poste sulla riva destra del Tevere, come Perugia e Orvieto, integrate nell'Etruria (VII regione), mentre vi erano inclusi territori non rientranti nell'Umbria odierna, come le zone più settentrionali, comprese tra Senigallia a Rimini (Ager Gallicus) e incardinate sulla via Flaminia.

Durante le invasioni barbariche che colpirono l'Impero romano d'Occidente nel V secolo, l'Umbria fu teatro di sanguinosi scontri, carestie e degrado economico; le uniche autorità che tentarono di arginare la drammatica situazione che si era venuta a creare furono quelle ecclesiastiche che si erano andate affermando nel territorio fin dalla seconda metà del secolo precedente.

I barbari
Tramontato l'impero romano e deposto l'ultimo imperatore d'Occidente nel 476 da parte dell'erulo Odoacre, il territorio subì l'invasione barbarica degli Ostrogoti cui fece seguito la conquista bizantina e, successivamente longobarda. Il Cristianesimo si era nel frattempo diffuso in Umbria e la regione contava nel V secolo 21 diocesi.

Gli Ostrogoti di Totila, prima di essere sconfitti a Gualdo Tadino nel 552 dalle truppe del generale bizantino Narsete, conquistarono Assisi, distrussero Spoleto e assediarono Perugia.

Nel 571 i Longobardi, dopo aver conquistato la pianura Padana, discesero l'Appennino e fondarono in Umbria nel 575 il ducato di Spoleto che restò formalmente indipendente fino al 1250. L'Umbria venne così divisa in due blocchi ben distinti: il ducato longobardo e la lunga e stretta fascia del cosiddetto Corridoio bizantino: Bisanzio manteneva infatti il possesso di un percorso tra Roma e l'Esarcato di Ravenna. Il perno del sistema difensivo era rappresentato da Perugia, governata da un "esarca", che invano i Longobardi cercarono di conquistare. Poiché il ducato di Spoleto controllava la via Flaminia i collegamenti tra Ravenna e Roma si svolsero per quasi mezzo secolo, su un percorso alternativo più ad occidente, lungo la strada Amerina (Roma, Nepi, Faleri, Amelia, Todi, Bettona, Perugia), che si ricongiungeva alla Flaminia a Scheggia, al di fuori cioè del territorio longobardo. Il "corridoio Bizantino" isolò tuttavia la regione dalle grandi correnti dei commerci e dei pellegrinaggi, che preferirono le vie più tranquille del Lazio e delle Marche. Nel 774, con la sconfitta del re longobardo Desiderio ad opera di Carlo Magno, le terre umbre furono integrate nel regno dei Franchi e fu lo stesso Carlo a donare i domini umbri al Papa mantenendo, però, su di essi, un non precisato "diritto di supremazia" che scatenerà, alla fine, la lotta tra Impero e Chiesa per il controllo del territorio.

Perugia, l'interno della Rocca Paolina Comuni e signorie
Con il crollo dell'impero di Carlo Magno, l'autorità del papato si consolidò fortemente e la Chiesa annetté città e territori umbri allo Stato pontificio, investendo i vescovi di ampi poteri secolari. Le città iniziarono tuttavia a reclamare maggiore autonomia e vennero creati i primi liberi comuni, che furono spesso in lotta tra loro, sia per motivi territoriali che politici. Ai Guelfi, sostenitori del potere temporale della Chiesa, si opposero i Ghibellini, fedeli all'imperatore. Perugia fu per questo motivo a lungo in guerra contro Assisi e Foligno.

Nel XIV secolo, come in altre regioni, l'Umbria fu caratterizzata dal nascere di signorie locali, come quelle dei Monaldeschi ad Orvieto, degli Atti a Todi, dei Vitelli a Città di Castello, dei Gabrielli a Gubbio, degli Anastasi prima e dei Trinci poi a Foligno, e dei Baglioni a Perugia. Tali signorie si sarebbero ulteriormente sviluppate nel secolo successivo anche se nell'ambito dello Stato Pontificio, che era riuscito a ristabilire il suo controllo sulla regione fin dalla fine del Trecento, grazie soprattutto all'intervento politico-militare del cardinale Egidio Albornoz, incaricato appunto di ricondurre all'ordine tutti i territori della Chiesa in vista del ritorno della sede pontificia da Avignone a Roma. Va segnalato che la maggior parte delle città umbre riuscirono tuttavia a conservare, fino agli inizi del XVI secolo, le proprie libertà municipali pur ribadendo dei vincoli di vassallaggio (spesso nominale) nei confronti della Santa Sede. Nel 1441 la parte settentrionale del territorio umbro subisce la decurtazione di Sansepolcro, ceduta a Firenze da papa Eugenio IV.

Il tramonto delle autonomie municipali
Dalla prima metà del Cinquecento alla fine del Settecento l'Umbria rimase ai margini della storia italiana, con il completo asservimento allo Stato Pontificio e la fine delle autonomie municipali. Le città della regione furono infatti definitivamente assorbite dallo Stato della Chiesa perdendo la propria sfera di autonomia interna. Le lotte intestine e il fallimento di alcune rivolte contro il potere ecclesiastico favorirono infatti il dominio diretto del Papato sul territorio. Emblematico a questo proposito è il caso di Perugia. Nel 1540 i Perugini si ribellarono allo Stato Pontificio a causa di un'imposta sul sale, ma la rivolta venne repressa duramente da papa Paolo III, che fece radere al suolo le dimore dei Baglioni e su di esse fece erigere, poco dopo, la Rocca Paolina. Nel 1564 a Terni i Banderari, rappresentanti della borghesia, furono estromessi dal "Consiglio comunale" causando una rivolta popolare contro il clero e la nobiltà, anch'essa duramente repressa dalle truppe del cardinale Monte Valenti.

Storia contemporanea
La fine del potere della Chiesa
Con l'Illuminismo e la Rivoluzione francese del 1789, anche in Umbria si diffusero i primi moti di rivolta contro il potere ecclesiastico. Per ben due volte la Chiesa vide spezzato il proprio dominio sui territori umbri: tra il 1798 e 1799, quando le truppe francesi invasero la regione annettendola alla Repubblica Romana, e tra il 1809 e il 1814 quando divenne un dipartimento dell'Impero napoleonico con capitale prima a Foligno e poi a Spoleto.

Alla caduta di Napoleone e del suo Impero (1815), la Chiesa rientrò in possesso della regione, riuscendo a soffocare sia i moti del 1848, sia quelli del 1859, scoppiati a Perugia. Nel settembre 1860, a seguito dell'entrata delle truppe piemontesi a Perugia (14 settembre) e in Umbria, l'intera regione venne incorporata nel nascente regno d'Italia. Tale riunificazione fu sancita da un plebiscito tenuto nel novembre di quello stesso anno (1860).

L'Umbria nel Regno d'Italia
Il territorio mantenne inizialmente la vecchia suddivisione in sei circondari (Perugia, Orvieto, Spoleto, Foligno, Terni e Rieti), riuniti in seguito nella provincia di Perugia. Nel 1927 venne istituita la provincia di Terni, nata dall'unione dei vecchi circondari di Terni e Orvieto e fu creata la provincia di Rieti che passò al Lazio.

Nei decenni immediatamente successivi all'unificazione, vennero costruite in regione le prime ferrovie: nel 1866 fu completata sia la Roma-Ancona, con l'apertura delle stazioni di Terni, Spoleto e Foligno, sia la Terontola-Perugia. Fra gli anni settanta e ottanta dell'Ottocento si sviluppò a Terni la Fabbrica d'Armi, tuttora attiva, e, successivamente, la Società degli Altiforni, Fonderie e Acciaierie, che prima della fine del secolo diverrà una delle massime imprese siderurgiche italiane. Nel 1889 fu fondata la Banca di Perugia, primo grande istituto di credito umbro.

Agli inizi del Novecento l'Umbria aveva una popolazione (residente) di 675.352 abitanti su una superficie di 9.709 km² (compreso il circondario di Rieti, che all'epoca faceva ancora parte della regione). La notevole pressione demografica e la povertà diffusa furono all'origine del fenomeno migratorio che proprio nel primo quindicennio del XX secolo raggiunse le sue punte più alte. Preoccupante era inoltre il basso livello di alfabetizzazione che, ancora nel 1911, coinvolgeva il 49% circa dell'intera popolazione regionale.

La prima guerra mondiale e il fascismo
legami con il futurismo umbro

La seconda guerra mondiale
Terni in particolare fu la città umbra più duramente colpita durante la Seconda guerra mondiale. La presenza del suo centro industriale, soprattutto delle acciaierie, ne fece il bersaglio di ben 108 bombardamenti aerei degli anglo-americani, che causarono molte migliaia di vittime civili [3]. La città è fra quelle decorate al Valor Militare per i sacrifici delle sue popolazioni e per l'attività della lotta partigiana.

Non mancarono pesanti bombardamenti con numerose vittime anche in altre città Umbre, come a Foligno o Umbertide, nonché episodi di repressione e vere e proprie stragi ad opera dei nazifascisti, come ad esempio le 40 vittime dell'eccidio di Gubbio del 22 giugno 1944.

Nell'estate del 1944 l'avanzata degli alleati anglo-americani lungo la penisola italiana raggiunse finalmente l'Umbria. Le truppe della V Armata americana, che risalivano la parte occidentale della regione, e quella della VIII Armata britannica, che avanzavano nella parte orientale, fra giugno e luglio di quell'anno riuscirono ad occupare e liberare l'intera Umbria.

Queste in dettaglio le date della liberazione dei centri umbri:

10 giugno: Norcia,
13 giugno: Narni e Terni,
14 giugno: Orvieto,
15 giugno: Spoleto,
16 giugno: Foligno,
17 giugno: Assisi e Gualdo Tadino,
20 giugno: Perugia
30 giugno: Castiglione del Lago,
22 luglio: Umbertide e Città di Castello,
25 luglio: Gubbio.
In alcuni casi, come a Terni e a Foligno, furono i partigiani ad entrare per primi in città, precedendo di poche ore l'arrivo delle truppe alleate.
Onorificenze

I Comuni o le città della provincia decorati da medaglia sono quattro; quattro sono state conferite dai Presidenti della Repubblica per le sofferenze e sacrifici subiti durante la Seconda guerra mondiale.

Il 9 giugno 1898, la città di Perugia è stata insignita della Medaglia d'Oro come "Benemerite del Risorgimento nazionale" con la seguente motivazione:

"A ricordare l’eroiche gesta compiute dalla cittadinanza di Perugia nel 1859. Nel giugno del 1859 si consumarono le cosiddette «stragi di Perugia», una serie di asprissimi combattimenti fra i difensori della città, che si era ribellata al governo di Roma, e i reggimenti svizzeri, che riconquistarono successivamente le altre città ribelli dell’Umbria e delle Marche."

Il 22 novembre 1961, la città di Foligno è stata insignita dal Presidente delle Repubblica, di Medaglia d'argento al valor civile con la seguente motivazione:

"Sopportava con fiero comportamento ripetuti bombardamenti che arrecavano gravi distruzioni agli impianti ed ai fabbricati e numerose perdite di vite umane. Partecipava con intrepido coraggio alla lotta per la liberazione, offrendo alla resurrezione della patria un largo tributo di sangue dei suoi figli migliori".

Il 26 gennaio 2004, la città di Assisi è stata insignita della Medaglia d'oro al Merito Civile con la seguente motivazione:

"Con spirito cristiano ed encomiabile virtù civile, durante l'ultimo conflitto mondiale, si distinse per particolari iniziative e atti umanitari che evitarono la distruzione di un inestimabile patrimonio artistico e consentirono la salvezza di numerosi perseguitati politici, ebrei, profughi e sfollati, nonché la cura di migliaia di feriti di ogni nazionalità, ricoverati nelle strutture sanitarie cittadine. Splendido esempio di amore per il prossimo e di solidarietà tra i popoli. Assisi, 1943/1944"

Il 9 novembre 2005, la città di Magione è stata insignita della Medaglia di bronzo al Merito Civile con la seguente motivazione:

"Partecipava con fierezza e profonda fede in un'Italia democratica alla lotta partigiana, subendo, da parte delle truppe tedesche in ritirata, una feroce rappresaglia nella quale venivano uccisi undici suoi concittadini. Nobile esempio di spirito di sacrificio ed amor patrio. 8 giugno 1944 - Fraz. Agello - Montebuono / Magione (PG)"

La città di Pietralunga è stata insignita della Medaglia di Bronzo al Valor Militare per la guerra di liberazione



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